Scena III.
IL VECCHIO ORAZIO, CAMILLA.
IL VECCHIO ORAZIO.
Non più, non più di spargere pianti son queste l’ore,
Figlia, che poco addicono dove rifulge onore:
Le perdite domestiche è male il deplorare
Dove a vittorie pubbliche servirono a portare.
Che Roma seppe vincere Alba è bastante a noi;
Male non v’è, comprandosi a tal prezzo, che ci annoj.
E’ d’un uomo la perdita nell’amante, pur caro,
Per cui in Roma facile sarà trovar riparo:
Dopo quest’atto splendido, non vi sarà Romano
Che non avrà carissimo il darvi la sua mano.
Io a Sabina ho l’obbligo di recare la nuova;
Per lei, è indubitabile, sarà una dura prova.
I tre fratelli spentile da suo marito stesso
Le faran, più che meriti il vostro, il cuore oppresso;
Ma spero non difficile dissipar la tempesta,
E se quella grandanime la prudenza ammonesta,
Potrà presto conquidere quel nobile suo cuore
Clemente amore, debito al grande vincitore.
Da voi intanto si soffochi questa vile tristezza;
Se viene, ricevetelo con meno debolezza;
Sorella ancòra siategli, da uguale grembo tratta,
Avendo ambi origine da un’identica schiatta.
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