Scena VII.
IL VECCHIO ORAZIO, ORAZIO, CURIAZIO, SABINA, CAMILLA.
IL VECCHIO ORAZIO.
Che avviene qui, mie viscere? Date retta all’amore,
E con le donne a perdere seguite ancora l’ore?
Vicini il sangue a spargere, ai pianti voi guardate?
Fuggite, e ch’esse piangano da sole ormai lasciate.
Troppa hanno quelle lacrime & arte & tenerezza;
Parte vi potran rendere d’eguale debolezza,
Dato è solo fuggendola scansare i colpi suoi.
SABINA.
D’essi pena non datevi, restan degni di voi.
Per quanto c’impegnassimo, soltanto v’aspettate
Quel che da un figlio e un genero con ragione auspicate;
Se il nostro animo debole turbasse il loro onore
Ce ne andremmo, lasciandovi a ristorarne il cuore.
Sorella, orvia, partiamoci, basti coi vani pianti;
Sono armi che non scuotono virtù così costanti.
Disperare è il superstite scopo alle nostre mire.
Tigri, andate a combattere; noi andiamo a morire.
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