Adunque, questo blog doveva toccare la cifra mille entro la fine di settembre e chiudere entro la fine di questo mese d’ottobre. Non avevo fatto, ovviamente, i conti con i problemi tecnici che si sarebbero presentati, e con i malori che mi avrebbero colpito; né avevo tenuto nel debito conto i disgusti che non sarebbero mancati, né i tempi di postamento, interminabili, e di per sé soli capaci di mandare a carte quarantotto ogni mio tentativo di serbarmi entro i termini promessi.
Purtroppo la vita fa quello che vuole, e io non ho lo spirito di sagrifizio che mi permetta di tener fede ad impegni, specialmente così ameni. Sicché non mi sarei messo a copiare e postare i sonetti che mancano (gli ultimi tra i quali, molti – e mi vien male, non dico per scherzo -, quelli a cui tengo maggiormente, perché credo esser riuscito a spremermi fuori uno stile da socco, & ben mio, che proprio non m’aspettavo, e mi riferisco in special modo a’ capriccj) con la febbre alta, o facendo la spola tra sette, otto, cento biblioteche con i blocchi in mano e le falde a svolazzarmi dietro.
Tutto a suo tempo arriverà.
Ma devo prolungare l’esistenza di questo blog, anche perché per me non voglio trattener nulla nulla di quello che ho tra mano, che non mi serve proprio, e che comunque è nato per finire qui sopra, sotto i vostri avidi occhj.
Stavolta non mi darò termini così stretti, perché ormai lo so – eh, la lezione l’ho ormai imparata – che tutto può succedere, e qualunque cosa può sconcertarmi i programmi, per quanto semplici possano sembrare, & senza pretese.
La proroga è, più rotondamente, fino alla fine dell’anno. E speriamo che stavolta ce la faccia a votare il sacco senza intoppi.
Scusate l’incomodo, & arrisentirci a domani (ma chi è Emanuela?).
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