
307. Impresa XXII.
16 Set
306. Impresa XXI.
16 SetCANI SI CONTENDONO LA MAZZA D’ERCOLE. “SIBIMET INVIDIA VINDEX”. Negletta ormai, cosa indifesa, ai vani Sforzi rabbiosi a che vada distrutta, Mostra la mazza d’Ercole esser tutta Degna di chi l’usò l’ira dei cani. Come fu invitto quello, essa agl’insani Morsi non solo regge, ma si brutta Del sangue che mordendo spiccia e butta Chi credendo sbranare cade a brani. Così l’invidia sempremai si vide, Sfuriando, cader vittima a una furia Che ha il dardo volto in sé, e al nemico arride; Come a lui in mano, pure nell’incuria Lacera deturpata, offesa uccide, Giudice & ostia d’invidiosa ingiuria.
305. Impresa XX.
16 Set
304. Impresa XIX.
16 Set
303. Impresa XVIII.
16 SetGIGLJ IN CIRCOLO INTORNO AD UN MUCCHIO DI GRANO. “POLITIORIBUS ORNANTUR LITTERAE”. Di splendori incorona il necessario La bellezza istruita, e quello adorna; Separata benché, presso soggiorna; Gli è vicino, per quanto con divario. Come epigrafe dotta su un ossario, Cela sfaceli, e, se non lo frastorna, Strappa al tempo, che umilia a vezzi, & scorna, Dècadi oltre l’estremo anniversario. S’è coltivata sola, intirizzita Gela nel primo verde, e mai non sverna, Cosa sacra all’oblio, & intisichita; Ma se all’indispensabile s’alterna, Più d’esso ha lunga, & onorata vita; Ed anzi ad esso dà la vita eterna.
302. Impresa XVII.
16 Set
301. Programma.
16 SetA me il blog m’ha stufato; non da oggi, chiaramente, ma oggi è il giorno giusto per dirlo. Così ho deciso di darmi tempi, in modo da concludere in tempi non lunghi il mio rapporto – sdrucito e discontinuo, ma dalla durata complessiva abbastanza impressionante – con la rete. Dal momento che il blog, finora, doveva servirmi [e non sempre c’è riuscito] per levarmi alcune soddisfazioni di minor conto, tutte relative alla scrittura, del tutto indipendentemente dal fatto che ci fosse qualcuno a léggere, e da chi fosse nello specifico, è del tutto conseguente che non sarei andato avanti per sempre.
Anche perché in sé il blog non è una cosa che mi serva: non è un lavoro, in primis, secundum non sono per nulla propenso a servirmi di questa superficie a scopo rapporti umani.
Il blog in questi giorni dovrebbe essere riflesso, puro e semplice, di un ultimo esperimento; consistente nel dar fondo alle letture, e alle scritture, che ancòra sento di avere in sospeso. Chiaramente non riuscirò a fare tutto, ci mancherebbe; ma mi aspetto di dare (a chi non so, e poi non ha importanza – a nessuno, o a me, che poi è la stessa cosa) uno specimen di quello che sarebbe dovuto essere se la mia fosse stata una vita degna di questo nome, e non il triste obbrobrio che è.
Una vita mancata implica anche una scrittura mancata; questo chi viene a leggermi lo sa già, e non c’è bisogno di nessuna spiegazione. Ma come non ci si può ridurre a mera esistenza vegetativa, senza nessuna attività sentimentale, così non è possibile, per chi ha avuto inclinazione per la scrittura, e ha avuto modo di coltivarla – del tutto privatamente – per lo spazio di tanti anni, eliminarla completamente dai proprj orizzonti da un momento all’altro. Ci vuole uno sforzo mirato.
Mi ero detto, in prima battuta, che mi sarei dato tempo fino alla fine di settembre, ma a parte il fatto che manca anche abbastanza poco, dopo la fine di questo esperimento non è che mi rimarrebbe chissà che da fare: dunque ho optato per la fine di ottobre. Per quanto riguarda questo mese intendo arrivare fino al post n° 1000, tanto per cominciare; sapendo che altrimenti non mi sarebbe possibile, pòsto questi sonetti, che fanno massa e mi richiedono comparativamente poco tempo – questo è il motivo per cui c’è stata questa relativa inflazione di post, nei giorni scorsi.
Dopodiché, entro la fine di ottobre, volevo concludere tutti i discorsi iniziati, e mantenermi – e questa è la cosa più interessante – disponibile a tutte le scritture che incrocio, soprattutto casualmente, tramite i soliti ritrovamenti; e a quelle che avrei già dovuto conoscere, e a cui non mi sono mai dedicato dal momento che altre cose, esistenzialisticamente, hanno avuto peso per me, e quelle cose non sono compatibili con la letteratura. Dal momento che è ormai tempo di affrontarle, queste cose, la scelta è praticamente cosa fatta. Tutto qui; & procedo.
300. Impresa XVI.
16 Set
299. Impresa XV.
16 SetIL CORALLO NEL MARE. “ROBUR & DECVS”. La terra rose, e dà coralli il mare, Cui non riserva morbido terreno, Però, ma il fondo del suo inquieto seno, Dirupi in cui mai raggio non traspare. Tolta alla zolla, alle giornate chiare, La rosa si scolora, e viene meno; Spiccato ai rami suoi, il corallo ameno Serba colore, e non sa putrefare. Rosseggia sempre uguale, ed ha rocciosa Tempra, & di fiore forme e tegumenti: Fragile no, ma bella & vaga cosa, Nata dal fimo, e in mezzo ai patimenti: E in lui, se sterco nutrica la rosa, Fan da rose, fiorendo, gli escrementi.
298. Impresa XIV.
16 SetTELA BIANCA, & PENNELLI. “AD OMNIA”. Forse dirai che nulla rappresenta La tela esposta, e agli occhj tuoi procura Immagine del nulla la figura D’un bianco quadro, e nulla a te argomenti. Ma pennelli e colori ti presenta, Pure, e ti dà così chiara misura Come, mostrando, a te nulla pittura, Ogni pittura suggerirti tenta. Come il bianco è la somma dei colori, Ogni figura è in quella tela bianca Che alcuna linea mostra a noi di fuori. Più d’un quadro che i nostri sguardi stanca Più d’altri ricco e divite lavori, Quadro cui tutto manca, nulla manca.
297. Impresa XIII.
16 SetERCOLE STROZZA I SERPENTI NELLA CULLA. “HINC LABOR & VIRTUS”. Fischiano le anfisbene, fauci aprendo Contro indifesi e pur mo nati parti; Prima che nate sian di guerra le arti Va già la morte i suoi trofei cogliendo. La vita andrà difese sue opponendo Dunque efficaci le armi nel formarti Quando in scuole di campi ancòra i Marti Delle armi l’uso non ti vanno aprendo. Le sole nude mani ecco che a prezzo Di vita altrui Ercole impiega, il fine Arma essendogli prima d’aver mezzo. Morte ha in virtù e in opera un confine, Ché l’opera non resti tronca a mezzo, Ché non nata virtù non volga al fine.
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