E’ un momento terrificante. Devo averlo già scritto anche in una mail. Non sono taciturno, è che oggi, adesso, mi spaventa scrivere e parlare. Tutte le parole mi sembrano quelle del peggiore dei romanzi di Angela Ravetta (che non c’entra con Gerolamo Rovetta, nemmeno alla lontana) — macinarle, per iscritto o a voce, è per me come inghiottire lentamente del filo spinato. Non so se rendo l’idea.
Dovesse passarmi in giornata (ma rimangono tutti gli altri motivi per sentirmi di merda), torno, e aggiungo alla già ragguardevole filza un’ulteriore cazzata, per la vostra gioja, e anche la mia.
Cia’.
d.
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