Quest’oggi onori aspettano da noi tre capitani.
Per gli atti che compirono, per l’ottima influenza
In era che periclita, preda dell’emergenza.
La realtà affrontarono col nerbo necessario,
Sfidando il verosimile, e ogn’ostico divario,
Dando sollievo al popolo, e a tutto il circondario;
Chi in ruolo terapeutico; chi guida; o educatore.
Conscio è per prova GIACOMO del vulnere di guerra;
Pure tuttora il milite i lari suoi disserra,
Di periglianti giovani valido sovventore.
A tanto poté giungere: del CoVid nel furore
Fu visto (e questo il murmure del suo buon cuore avalla)
De visu & in effigie dar calcj ad una palla!
– In pro vuoi del congenere, vuoi dell’ammiratore.
TREMANI industre mentore, opera senza posa
Acché sia il grosso pubblico interconnesso a josa,
Con hotspots, con portatili, con ogni – insomma – cosa
Occorra acché ai discepoli non falli anche una sola
Arma a illustrarsi valida, nel mondo, & nella squola.
SUSI le nurse coordina tra i moribondi a Tampa;
Dice che pur nel tragico speranza anche s’accampa.
Volle, perdute l’avole nell’aspra pandemia,
Campo di Marte eleggere l’intensa terapia.
Eroi, al fronte arrischiano per noi la loro vita!
In marcia ormai poniamoci con questa schiera ardita!
Dei nostri duci impavidi la diana ovunque è udita!
Se questi onori a rendere veniam loro in quest’ore,
Essi ogni onore rendono a noi a tutte l’ore.
906. Amanda Gorman. Tre capitani.
10 Feb905. Ricominciare a scrivere.
8 GenNon manca molto. Non so esattamente quando, ma ricomincio. È che sono stanco di accumulare tonnellate di carta che rimangono poi ad imputridire in qualche magazzino.
Nel frattempo, però, mi sono guardato intorno, compresa la rete, e ho avuto una piacevole sorpresa. Il mondo non è più vostro. E soprattutto non ha nessuna voglia di ereditare le vostre colpe. Avete un piede nella fossa. Nessuno vi deve niente (anzi). Datevi una calmata, no? Lo dico per voi (ma anche un po’ per me, si capisce).
882. Fb.
16 GenDov’è che Maupassant dice del risveglio del ventenne e di quello della mezz’età? Lì dice anche che si dovrebbe evitare di guardare lo specchio per sei mesi, e poi condannarsi a guardarsi di nuovo, per vedere quanto si è cambiati nel frattempo. Sei mesi sembrano pochi, anzi pochissimi, ma a me sono bastati tre anni per vedere lo sfiorire di certi volti, che sfiorendo si banalizzano, e si ridicolizzano, come facendosi caricature sempre più grevi di quello che erano. Credo che, ragionando in termini di lungo periodo, solamente i vecchj dovrebbero fidarsi a postare le proprie fattezze su facebook. I loro volti rinsecchiti possono solamente ulteriormente purificarsi, finché un ultimo troppo prolungato silenzio non annuncia che l’alba è venuta a cogliere la sua messe di sogni.
880. Come mai su Nazione Indiana non ci vado mai?
18 Giu«c’è una pace nell’ascolto delle cose
che come l’insieme delle gocce
forma l’incalcolabile vastità del mare […]».
Natàlia Castaldi, componimento cit. da Gilda Policastro.
«No, è stato Broggi a chiamarla “Natalia”. Leggendo nc in calce al suo penetrante giudizio: “queste poesie fanno cagare”, francamente non ci sarei arrivata mai. Poi ora che ho la vastità sconfinata del mare a soccorrermi, ecco, mi torna di più».
Gilda Policastro, 6. marzo 2013. Continua a leggere
879. Scheda: Ellis, “American Psycho” (1991).
9 Giu
Bret Easton Ellis, American Psycho [“American Psycho”, 1991., trad. Pier Francesco Paolini], Bompiani, Milano sett. 1994. [I. ed. 1991.]. Pp.439. + Indice.
Patrick Bateman (26.-27. anni) è uno yuppie, un agente finanziario di Wall Street, laureato a Harvard, ricchissimo e bellissimo. Particolari sul suo retroterra familiare emergono soprattutto verso il finale: ha un fratello di tre-quattro anni più giovane, che riesce senza sforzo a prenotare al Dorsia (cosa che a Bateman non riesce assolutamente mai), una mamma rimbambita in ospizio; l’agenzia, della ditta P&P, gli appartiene di fatto, essendo della famiglia. Ha una segretaria, Jean, innamorata di lui. E’ fidanzato con Evelyn, con la quale dovrebbe prima o poi sposarsi (ma non lo fa; durante la loro relazione la donna abortisce non meno di cinque volte). Continua a leggere
878. Perle di saggezza.
7 GiuQui il capolavoro relativo di una vecchia bagascia. Continua a leggere
877. PULCHERIA, Atto III., Scena IV.
6 GiuScena IV.
LEONE, GIUSTINA.
LEONE.
Non posso più reprimermi, licenza mi sia data;
Io non le diedi i titoli e d’ambiziosa, e ingrata; Continua a leggere
876. PULCHERIA, Atto III., Scena III.
26 MagScena III.
PULCHERIA, LEONE, GIUSTINA.
PULCHERIA.
Signore, e a che qui rendervi di nuovo? E’ l’impazienza
D’aggravare i miei spasimi con la vostra presenza, Continua a leggere
875. “La macchinazione” (D. Grieco).
20 MagL’ho visto jersera (spettacolo delle 22.00.), in una sala in cui c’eravamo solo io, le poltrone, una ragazza e un ritardatario, che però è pure uscito in anticipo. Non so come stia andando, se stia avendo il successo che merita (dubito). E’ stato girato nel 2015., l’uscita è stata il 24. marzo, dunque ha meno di un mese di distribuzione nelle sale. Ma alla fine dei conti m’importa solo d’averlo visto. Continua a leggere
873. PULCHERIA, Atto III., Scena II.
17 MagScena II.
PULCHERIA, GIUSTINA.
PULCHERIA.
Giustina, e che ciò m’ìndica, e di che ritirate
Le nozze audace intimida, da lui stesso auspicate? Continua a leggere
872. PULCHERIA, Atto III., Scena I.
16 MagATTO TERZO.
Scena I.
PULCHERIA, MARZIANO, GIUSTINA.
PULCHERIA.
Ve l’ho detto, il mio ordine; Signore, che si faccia
Tutto il cuore a proteggermi da quel che lo minaccia, Continua a leggere
871. PULCHERIA, Atto II. – fine.
14 MagScena III.
MARZIANO, GIUSTINA.
MARZIANO.
Pericoloso spirito! E quanto poche pene
Gli costerebbe il togliere fede e amore ad Irene! Continua a leggere
870. PULCHERIA, Atto II., Scena II.
13 MagScena II.
MARZIANO, ASPARE, GIUSTINA.
ASPARE.
Signore, insieme a metterci riuscì il vostro suffragio;
Quanto a cent’altri facile non è, v’uscì con agio; Continua a leggere
869. PULCHERIA, Atto II., Scena I.
12 MagATTO SECONDO.
Scena I.
MARZIANO, GIUSTINA.
GIUSTINA.
Fatta pertanto autocrate la gran Pulcheria fu,
Signore?
MARZIANO.
S’ebbe a rendere giustizia alle virtù. Continua a leggere
868. PULCHERIA, Atto I., Scc. III.-V.
9 MagScena III.
IRENE, LEONE.
IRENE.
Signore, non parlate;
Che debba io rivolgervi la parola aspettate? Continua a leggere
865. OTONE, Atto V., Scena VII.
6 MagScena VII.
OTONE, PLAUTINA, FLAVIA.
OTONE.
Donna, detto dei crimini di Lacone vi fu?
PLAUTINA.
L’ho saputo in quest’attimo, mio padre non è più. Continua a leggere
864. OTONE, Atto V., Scena VI.
6 MagScena VI.
PLAUTINA, FLAVIA.
FLAVIA.
A dirvi che la collera dei superi irritata,
Ossia, piuttosto, l’invido del destino furore… Continua a leggere
863. OTONE, Atto V., Scena V.
5 MagScena V.
MARZIANO, PLAUTINA, ATTICO, SOLDATI.
PLAUTINA.
Andate là a nascondere i pianti che vi sfuggono,
D’Otone le catastrofi voi come me distruggono, Continua a leggere
862. OTONE, Atto V., Scena IV.
5 MagScena IV.
MARZIANO, GALBA, ATTICO, VINIO, CAMILLA.
MARZIANO.
Non più oramai cercatelo, lo vedrete apparire,
Signore, è per suo tramite che un ribelle punito… Continua a leggere
861. OTONE, Atto V., Scena III.
5 Mag
Scena III.
GALBA, CAMILLA, VINIO, LACO, PLAUTINA, RUTILIO, ALBIANA.
PLAUTINA.
Smentita non ho a farvene, Signora, Otone è morto,
Chiunque va appressandosi dà alla nuova conforto, Continua a leggere
860. OTONE, Atto V., Scena II.
4 MagScena II.
GALBA, CAMILLA, LACO, VINIO, ALBIANA.
GALBA.
Ma pure Laco approssima. Ebbene? che novelle?
Che poteste ambo apprendere dal campo a noi ribelle? Continua a leggere
859. OTONE, Atto V., Scena I.
2 MagATTO QUINTO.
Scena I.
GALBA, CAMILLA, RUTILIO, ALBIANA.
GALBA.
Temete, io v’ho a ripetere, la maestà offesa,
Per poco ch’abbia a cogliervi con lui in alcuna intesa. Continua a leggere
858. OTONE, Atto IV., Scena VII.
30 Apr
Scena VII.
CAMILLA, RUTILIO, ALBIANA.
RUTILIO.
Vogliate, oh Donna, apprendere il nostro gran disdoro;
Di partigiani o quindici o venti in mezzo al foro Continua a leggere
857. OTONE, Atto IV., Scena VI.
30 AprScena VI.
CAMILLA, ALBIANA.
ALBIANA.
Voi stessa Otone perdere! Signora, e lo potete?
CAMILLA.
Oh quanto in fondo all’anima voi poco mi vedete! Continua a leggere
856. OTONE, Atto IV., Scena V.
29 AprScena V.
CAMILLA, MARZIANO, ALBIANA.
CAMILLA.
Marziano, ebbe già a dirmelo costei, l’amate voi?
MARZIANO.
Gli occhj miei se ne incantano, onta agli sprezzi suoi. Continua a leggere
855. OTONE, Atto IV., Scena IV.
28 AprScena IV.
CAMILLA, PLAUTINA, ALBIANA.
CAMILLA.
Signora, qui servendovi venir fida mi lice
Un omaggio facendone alla mia imperatrice? Continua a leggere
854. OTONE, Atto IV., Scena III.
27 Apr
Scena III.
VINIO, PLAUTINA.
VINIO.
Figlia, altro v’è a conoscere: felice evento, e vero
Qualunque cosa càpiti, assegna a te l’impero. Continua a leggere
881. Sh. LXXIII.
13 AgoL’età dell’anno in me io ti rivelo
Che ha gialle foglie, o poche, o niente, in quelli
Tra i rami ancora in lotta contro il gelo,
Già teatri al bel canto degli uccelli.
In me vedi il crepuscolo del dì
Che al tramonto dà ad Espero la face,
Che nera notte qua e là ghermi
Altra morte, che il Tutto serra in pace.
In me vedi del fuoco l’ammiccare
Sulla sua prima incenerita forza,
Letto di morte in cui dovrà spirare;
Ed è chi l’avvivo’ quel che lo smorza.
Ciò vedi, e amore in te faccia più forte
Saper l’amato in breve in preda a morte.
867. PULCHERIA, Atto I., Scene I.-II.
7 MagPULCHERIA.
ATTO PRIMO.
Scena I.
PULCHERIA, LEONE.
PULCHERIA.
V’amo, Leone, e chiuderne non voglio in me il segreto:
Fiamma alla mia consimile non pone al dir divieto. Continua a leggere
866. OTONE, Atto V., Scena VIII.
6 Mag
Scena VIII.
OTONE, ALBINO.
ALBINO.
Aspettano, Signore, in Campidoglio;
E il Senato in quest’attimo al completo vi muove Continua a leggere
853. OTONE, Atto IV., Scena II.
27 Apr
Scena II.
VINIO, OTONE, PLAUTINA.
OTONE.
Signore, ah voi impeditele, ché Plautina…
VINIO.
Signore,
Tutto impedir possibile v’è purché abbiate il cuore. Continua a leggere
852. OTONE, Atto IV., Scena I.
26 AprATTO QUARTO.
Scena I.
OTONE, PLAUTINA.
PLAUTINA.
Che consiglj vi prodigo, infine, mio Signore?
M’angustia in modo simile un simile dolore, Continua a leggere
851. OTONE, Atto III., Scena V.
22 AprScena V.
OTONE, CAMILLA, ALBINO, ALBIANA.
CAMILLA.
Potete in questo leggermi l’anima tutta intera, Continua a leggere
850. OTONE, Atto III., Scena IV.
20 AprScena IV.
GALBA, OTONE, CAMILLA, ALBINO, ALBIANA.
GALBA.
Otone, e v’è da credere che voi Camilla amiate?
OTONE.
Queste brame sarebbero da parte mia arrischiate, Continua a leggere
849. OTHON, Atto III., Scena III.
19 AprScena III.
GALBA, CAMILLA, ALBIANA.
GALBA.
Quando, i figlj morendomi, mi mancò una famiglia,
Nipote mia, amorevole vi presi come figlia, Continua a leggere
848. OTONE, Atto III., Scena II.
16 AprScena II.
ALBINO, CAMILLA.
ALBINO.
Galba è per arrivare,
La scelta nota a rendervi, e a farvela approvare. Continua a leggere
847. OTHON, Atto III., Scena I.
15 AprATTO III.
Scena I.
CAMILLA, ALBIANA.
CAMILLA.
Fu tuo fratello a dirtelo, Albiana?
ALBIANA.
Sì, Signora.
Pisone è fatto autocrate; siete sua sposa, ora, Continua a leggere
846. OTONE, Atto II., Scena VI.
14 Apr
Scena VI.
LACO, MARZIANO.
MARZIANO.
S’imputi Pisone per quest’ire…
LACO.
E osate spaventarvene? Lasciamola garrire,
Badiamo di non perderci per téma di fallire. Continua a leggere
845. OTONE, Atto II., Scena V.
13 AprScena V.
CAMILLA, LACO, MARZIANO, ALBIANA.
CAMILLA.
Io qui ben a proposito vi trovo, se dio vuole;
Con voi voglio discorrere: solo quattro parole. Continua a leggere
844. OTONE, Atto II., Scena IV.
9 AprScena IV.
LACO, MARZIANO.
LACO.
Di Plautina invaghitovi! Fede questa non è
Che contro Vinio in vincolo doveva unirvi a me! Continua a leggere
843. OTHON, Atto II., Scena III.
8 Apr
Scena III.
PLAUTINA, LACO, MARZIANO, FLAVIA.
LACO.
Vuol Galba accondiscendere ai vostri voti ormai; Continua a leggere
842. OTONE, Atto II., Scena II.
7 AprScena II.
MARZIANO, FLAVIA, PLAUTINA.
PLAUTINA.
Che m’avete apportato?
MARZIANO.
Ch’è solo in voi decidere del nostro impero il fato, Continua a leggere
841. OTONE, Atto II., Scena I.
5 AprATTO SECONDO.
Scena I.
PLAUTINA, FLAVIA.
PLAUTINA.
Dimmi, sù, proponendosi a Camilla, Otone
Parve stesse forzandosi? Lei mostrò approvazione? Continua a leggere
840. OTONE, Atto I., Scena IV.
5 AprScena IV.
OTONE, PLAUTINA.
OTONE.
Fermate, orvia, Signore,
Se prevenir è d’obbligo l’infausto disonore, Continua a leggere
839. OTONE, Atto I., Scena III.
5 AprScena III.
PLAUTINA, OTONE, VINIO.
PLAUTINA.
No, Signore, non ditelo; quello che il cielo invia
Prendo, senza percorrere alcun’ontosa via, Continua a leggere
492. Dialogo con Giuditta Russo.
1 Apr[Attenzione: questo Dialogo, pubblicato assai per tempo anche sull’Eco dello Sbramato di Vercelli, risale al
novembre del MMIX.
Qualche aggiornamento sulle ultimissime vicende giudiziarie della Russo, conclusesi benissimo, o malissimo secondo i punti di vista, sono state aggiunte in calce, e sono tutte rinvenibili tramite motore di ricerca].
***
Introduco il dialogo con un ragguaglio-cronologia della vita di Giuditta Russo (tratto dal suo libro-confessione: Giuditta Russo, Confessioni di un avvocato senza laurea, Cairo Editore, Milano 2006).
Tutti i nomi di persona, anche quelli dei genitori di GR, sono fittizî. Veri sono solo il suo nome, quello della nonna, quello di prete Franco Soprano e quelli dei due avvocati difensori.
838. OTONE, Atto I., Scena II.
31 MarScena II. VINIO, OTONE.
VINIO.
Soli, Albino, lasciateci; con lui ho a conferire.
Che m’amiate ho da credere, Signore, e che mia figlia Continua a leggere
836. ORAZIO, Atto V., Scena III., & ultima.
29 MarScena III.
SABINA.
Sabina possa esprimere, Sire, quant’abbia in cuore
La pena d’una coniuge, di sorella il dolore; Continua a leggere
835. ORAZIO, Atto V., Scena II.
26 MarScena II.
IL VECCHIO ORAZIO, ORAZIO, TULLO.
IL VECCHIO ORAZIO.
Ah, Sire, onore simile troppo eccede per me;
Non questo è il luogo idoneo per incontrarvi il re:
834. ORAZIO. Atto V., Scena I.
25 MarATTO V.
SCENA I.
IL VECCHIO ORAZIO, ORAZIO.
IL VECCHIO ORAZIO.
Dalla vista togliamoci di queste cose infeste,
Qualche lode per sciogliere al giudizio celeste: Continua a leggere
833. ORAZIO, Atto IV., Scena VII.
25 Mar
Scena VII.
SABINA, ORAZIO.
SABINA.
Perché arresti in quest’attimo quella nobile ira?
Guarda tuo padre reggere tua sorella che spira: Continua a leggere
832. ORAZIO, Atto IV., Scena VI.
25 MarScena VI.
ORAZIO, PROCOLO.
PROCOLO.
Che faceste?
ORAZIO.
Ebbi a compiere qui di giustizia un atto;
Chiede un supplizio simile un simile misfatto. Continua a leggere
831. ORAZIO, Atto IV., Scena V.
25 MarScena V.
ORAZIO, CAMILLA.
ORAZIO.
Sorella, il braccio eccovi che vendicò i fratelli,
Che seppe il corso frangere dei fati a noi ribelli, Continua a leggere
830. ORAZIO, Atto IV., Scena IV.
24 MarScena IV. CAMILLA.
CAMILLA.
Sì, gli farò visibile, con infallanti segni
Come un amor veridico mano di Parca sdegni, Continua a leggere
829. ORAZIO, Atto IV., Scena III.
24 MarScena III.
IL VECCHIO ORAZIO, CAMILLA.
IL VECCHIO ORAZIO.
Non più, non più di spargere pianti son queste l’ore,
Figlia, che poco addicono dove rifulge onore: Continua a leggere
828. ORAZIO, Atto IV., Scena II.
23 MarScena II.
VALERIO, IL VECCHIO ORAZIO, CAMILLA.
VALERIO.
Conforti a un padre a porgere, messi del re, veniamo,
E del pari attestandogli…
IL VECCHIO ORAZIO.
D’ufficio vi sollevo; Continua a leggere
827. ORAZIO, Atto IV., scena I.
23 MarATTO QUARTO.
Scena I.
IL VECCHIO ORAZIO.
Mai nulla di quel perfido più ditemi in difesa;
Com’anzi ai consanguinei di lei la fuga ha presa, Continua a leggere
826. ORAZIO, Atto III., Scena VI.
23 MarScena VI.
IL VECCHIO ORAZIO, GIULIA, SABINA, CAMILLA.
IL VECCHIO ORAZIO.
Ci venite ad apprendere, Giulia, della vittoria?
GIULIA.
No; del funesto esito dei bellicosi fatti:
825. ORAZIO, Atto III., Scena V.
22 MarScena V.
IL VECCHIO ORAZIO, SABINA, CAMILLA.
IL VECCHIO ORAZIO.
Vengo, figlie, recandovi terribili novelle;
Del resto, è in tutto inutile da parte mia celare Continua a leggere
824. ORAZIO, Atto III., scena IV.
21 MarScena IV.
SABINA, CAMILLA.
SABINA.
Tra i mali nostri, al biasimo mio non vi denegate;
Troppa pena nell’anima vostra, mi pare, abbiate; Continua a leggere
823. Movimento per l’Emancipazione della Poesia [MEP].
19 MarL’ho incontrato per la prima volta a Pisa, sotto forma di foglj A4 appiccicati ovunque potessero stare; è la città in cui sono sparsi più numerosi esemplari, in taluni casi più e più volte, dei parti – talvolta degli aborti – di questa fantomatica associazione. Continua a leggere
822. ORAZIO, Atto III., Scena III.
18 MarScena III.
SABINA, CAMILLA, GIULIA.
SABINA.
Sorella, permettetemi di darvi buone nuove. Continua a leggere
821. ORAZIO, Atto III., Scena II.
17 MarScena II.
SABINA, GIULIA.
SABINA.
Giulia, che nuove? L’attimo giunse a noi paventoso?
E’ il fratello cadavere? Morì forse lo sposo? Continua a leggere
821. Immortalato 2. [la vendetta]?
16 MarNel frattempo sto prendendo copiosi appunti – magari non TANTO copiosi, ma spero succosi, ricchi di informazione & dirigenti a soda pietà. Dato che in quel cesso di biblioteca di Grosseto (una città che è un cesso, in genere, di per sé; che cosa pensare di una città la cui mappa contempla una via “Riccardo Leoncavallo”? Che cosa di una città che nella sua toponomastica comprende una “piazza Bettino Craxi” [priva di panchine, peraltro. Che siano tutte ancòra a Hammamet?]? Che cosa di una città che come unico ponte sull’Ombrone, che avrebbe bisogno di altri transiti, ha il “ponte Benito Mussolini”?), nonostante quanto spergiurato dal sito circa le 10. postazioni internet, non esiste possibilità di connettersi a terminale, ho dovuto aspettare di trovarmi in questa ridente Orbetello – ridente davvero; è molto bellina. Non scherzo – per riportare quanto da me registrato per il vii.iii: Continua a leggere
820. ORAZIO, Atto III., Scena I.
1 MarATTO TERZO.
Scena I. SABINA.
SABINA.
Anima, decidiamoci in mezzo a tanto strazio;
D’Orazio siamo coniuge, o sorella a Curiazio;
819. ORAZIO, Atto II., Scena VIII.
1 MarAtto II., Scena VIII.
IL VECCHIO ORAZIO, ORAZIO, CURIAZIO.
ORAZIO.
Quelle sviate femmine, padre mio, voi fermate;
Soprattutto ogni transito prego loro chiudiate. Continua a leggere
818. ORAZIO. Atto II., Scena VII.
1 MarScena VII.
IL VECCHIO ORAZIO, ORAZIO, CURIAZIO, SABINA, CAMILLA.
IL VECCHIO ORAZIO.
Che avviene qui, mie viscere? Date retta all’amore,
E con le donne a perdere seguite ancora l’ore?
817. ORAZIO, Atto II., Scena VI.
29 FebAtto II. Scena VI.
CURIAZIO, ORAZIO, SABINA.
CURIAZIO.
Dèi, Sabina al suo sèguito! Del cuore alla procella
Non bastava la coniuge? S’aggiunge la sorella? Continua a leggere
816. ORAZIO. Atto II., scena V.
29 FebScena V.
CAMILLA, CURIAZIO.
CAMILLA.
Curiazio, e potrai corrervi, e quest’infesto onore
Puoi preferire al rendere felice il nostro amore? Continua a leggere
815. ORAZIO. Atto II., Scena IV.
29 FebScena IV.
ORAZIO, CAMILLA.
ORAZIO.
Sapeste quale incarico fu dato ora a Curiazio,
Sorella?
814. ORAZIO, Atto II., Scena III.
29 FebScena III.
ORAZIO, CURIAZIO.
CURIAZIO.
Che d’ora innanzi gl’inferi, ed il cielo e la terra
Le loro furie uniscano per muovere a noi guerra; Continua a leggere
813. La zia Gerta.
27 FebHo trovato di recente questo libretto, Psicologia della zia ricca (“Die Psychologie der Tante”, 1905.), che è diventato automaticamente l’ultimo mio libro preferito [il penultimo era The Rock Pool di Connolly], di Erich Muhsam, anarchico e genio. Si tratta di 25. ritratti di altrettante vecchie zie che, secondo la tesi della raccolta, non crepano mai quando dovrebbero lasciare cospicue eredità: o muore prima il nipote, o la zia effettivamente muore ma non lascia nulla di quanto ci si aspettava, o il nipote finisce diseredato, &c.
Tutto questo si presta, sicuramente, ad analisi economicomarxiste quanto mai interessanti circa i mutamenti radicali che, in tempi di mutamenti appunto radicali come furono i primi anni del secolo scorso, portarono a rendere particolarmente tortuoso il procurarsi mezzi di sussistenza — almeno per chi all’epoca era lontano dalla terza età e da una rendita decorosa. Si tratta di problematiche cui l’autore, peraltro, non fu affatto personalmente estraneo. Continua a leggere
812. Eco.
23 FebInvece per Eco morto non mi viene nemmeno un versicolo (giuro che ci ho pensato). Ho letto a Pisa, un mese e mezzo fa, come ultimissima mia lettura echiana, l’ultimissimo suo romanzo, Numero zero. Perché avevo parlato con uno muy lector, a cui provocatoriamente avevo detto che Eco non necessariamente scrive male – per esempio, una grande pagina di prosa è la filza d’insulti del cuoco al povero Salvatore (“scorreggione d’un minorita”, “te e quella troja bogomila che t’inculi la notte, majale” – volevo copiare quella paginetta, ma naturalmente nelle biblioteche tutt’i Nomi della rosa sono in prestito, per ragioni commemorative). E lui m’aveva prestato quella nel complesso modesta cosa. Certo, quel romanzo in particolare non mi è piaciuto, sembrava fatto coi cascami di cose più elaborate & complesse che avrebbe sicuramente potuto fare se non gli si fosse accorciato – per l’età, ovviamente; non solo fisicamente, anche intellettualmente si perde elasticità ben prima della fine (in proporzione, ovvio) – il respiro. Oltre al fatto che non trovo affatto interessante l’idea che Mussolini possa essere sopravvissuto. Anzi, mi fa schifo. Ma mi sono domandato, seriamente, E se fosse stato scritto da qualcun altro? – allora forse mi sarebbe piaciuto di più. Forse. Rimane il fatto che sarebbe stato meglio scriverlo e farlo uscire nel ’95., non nel 2015. – per via di quel Vimercate padrone del giornale, che tuttavia ha l’handicap di essere un Berluschino formato minore, mentre quello vero non ha problemi ad entrare in nessun giro. Insomma, una cosa surretizia, un pochino inutile. Continua a leggere
811. ORAZIO, Atto II., scena II.
22 FebScena II.
ORAZIO, CURIAZIO, FLAVIANO.
CURIAZIO.
Infine i suoi tre militi Alba scelse per sé?
FLAVIANO.
Venivo ad informarvene
CURIAZIO.
Bene; chi sono i tre? Continua a leggere
810. ORAZIO. Atto II., Scena I.
18 FebATTO SECONDO.
Scena I.
CURIAZIO, ORAZIO.
CURIAZIO.
Roma non vuol distinguere tra campione e campione;
Le parrebbe illegittima ciascun’altra elezione; Continua a leggere
809. ORAZIO. Atto I., scena III.
18 FebATTO PRIMO, Scena III.
CURIAZIO, CAMILLA, GIULIA.
CURIAZIO.
Sì, Camilla, credeteci; quale a voi mi conservo
Di Roma non poss’essere né vittore né servo; Continua a leggere
808. ORAZIO, Atto I., scena II.
17 FebScena II. CAMILLA, GIULIA.
CAMILLA.
Quanto a torto desidera che resti qui con voi!
Ch’ella creda i miei spasimi meno forti dei suoi, Continua a leggere
806. Regeni.
11 FebIl ragazzo era un elfo: delicati
Ciglj su un inveduto taglio d’occhj;
Mistilingui armonie di neve in fiocchi
Sopra sentieri quasi inesplorati.
O su abissi da poco spalancati;
E degli scienti, affusolati tocchi
Cancellò gli arzigogoli barocchi
Quel loro non soffrire esser guardati.
Cancellò i giorni, calpestò le rose,
Spezzò l’ossa, e di grida empì smarrite
Lontananze incuranti, latebrose.
E tornò vano confessare, mite,
Mite il funzionamento delle cose.
Chissà quale eco ora ode l’arsa Dite.
805. “Inesistenza dell’omosessualità”.
10 FebL’avevo notato qualche tempo fa, a dir vero, ma lo dico adesso, perché un link a questo blog, da me trovato oggi in dashboard, mi ha rinfrescato la memoria: qui sono stato incluso in una lista di ricchioni, non-ricchioni & ex-ricchioni che si pronunciano autorevolmente o no circa l’esistenza dell’omosessualità, anzi, circa la non-esistenza. Continua a leggere
803. Qualcosa di scritto.
4 FebBloccato a Piombino (!) per una periartrite alla spalla, o una cervicale, e non lo auguro nemmeno a un cane.
Nel frattempo scendo la costa, campando d’aria e poco più. Incontro – dico come incontri, veri & proprj – perlopiù gente di merda; ma questo era previsto, perché tutto il mondo è paese, e, come diceva un antico servente di casa Bollati, “Quando hai bisognu, tutti se n’approfittanu”. Una profezia che, in un modo o nell’altro, e in modi anche sottili, s’è sempre verificata, e si verificherà. Continua a leggere
801. Il Breve. Selva-polimetro alla Sig.ra D.a la Sig.ra ROSSANA JOVINE-VECCHIO, che gli chiedeva alcuni versi. /1.
29 Lug800. Wolinski.
29 LugChissà quanti avranno incontrato per la prima volta questo nome quando è stata data la notizia dell’attentato a Charlie Hebdo. Andava per la maggiore negli anni Settanta, era dichiaratamente anarcoide e spietatamente pornografico. Continua a leggere
798. Augurj a Sonia Prina (il giorno dopo l’ultima recita del Giulio Cesare).
30 NovMadrigale. Continua a leggere
797. Stralcio.
2 Mag«[…] Sempre in proposito degli sdruccioli, lo sventurato STROPPIA ebbe anche a dichiarare:
796. Questo sì che è un libro.
29 Apr
Mentre aspetto di ritornare a lavorare, contro ogni speranza [ma anche contro ogni mio principio – non perché i miei principj mi vietino di lavorare, tutt’altro, ma per le condizioni in cui dovrei continuare a lavorare], rileggo & rileggo un libro straordinario, Il lungo viaggio attraverso il fascismo del più grande storiografo del ‘900 italiano, prodotto, testimone e fors’anche martire del subumano padronato italiano, Ruggero Zangrandi (1915-1970).
795. Consumare & pagare.
18 AprCe ne sarebbero, veramente, di cose da raccontare; ma sono le più circoscritte le più facili. Non mi connetto più con regolarità, ormai da una vita. L’unica è scrivere le cose a caldo [i sensi di colpa che mi porto dietro per non aver scritto, né qui né altrove (o, altrove, stenograficamente e in modo superficiale, sempre inutilmente riservandomi di riprendere gli appunti in mano) non si possono esprimere, comunicare, spiegare].
793. Spoiler: “Splendore” di Margaret Mazzantini (2012).
26 DicMargaret Mazzantini, Splendore. Mondadori, Milano nov. 2012. Pp. 309. + ringraziamenti.
Roma. Guido, figlio della bella e sofisticata Georgette, belga, destinata a premorire alcolizzata, e di un uomo insignificante, un medico, vive in un palazzo signorile; Costantino, suo coetaneo, è il figlio dei custodi.
I due s’innamorano l’uno dell’altro, e nel corso degli anni, pur prendendo strade diverse, continueranno, con lunghi intervalli, a ricongiungersi, dando violento sfogo ad una passione mai sopita. Il benestante Guido propone inutilmente all’amico di trasferirsi insieme a Londra; Costantino, dopo il militare (Guido è riformato per varicocele), diventa ristoratore, mentre Guido, iniziato all’arte da uno zio respingente e carismatico, trasferitosi da solo in Inghilterra, intraprende una brillante carriera accademica.
Nella libera Londra ha superficiali rapporti con il mondo gay, ma soprattutto ha rapporti, prolungati, con donne; stabile la sua relazione con la giapponese Izumi, che ha una figlia da precedente unione, Leni, con cui anche Guido ha un ottimo rapporto (Guido è peraltro sterile, non può avere figlj proprj).
791. Il basilisco allo specchio. IV.
17 GenQuanto mi mancava di sapere, l’ORSETTA VAN BEEKHVIZEN me l’ha detto di fronte ad un sontuoso high tea nel salotto verde, o così denominato nonostante di verde ci fosse ben poco, che passa per essere, nella casa, per il salotto buono Continua a leggere
790. Il basilisco allo specchio. III.
16 GenMa già m’immagino, a quest’oggettivamente personalissimo sfogo, gl’improperj, i rimbrotti, i sacramenti che S.D. rivolgerà, magari non solo mentalmente, al mio indirizzo, appollajata sulla sedia che balla al tavolaccio di fòrmica del nostro – me lo lascj dire: modestissimo – angolo cucina-cesso, Continua a leggere
789. Il basilisco allo specchio. II.
11 GenAl che non potendo la scrivente in alcun modo opporsi, e la di Lei D. lo sa meglio di lei, accompagnata dalle di Lei medesima ultime misurate prescrizioni (“Vai, cretina! E non dimenticarti di guardare nel frigo!”), ha preso il tassì, e s’è fatta condurre, per la modica spesa di euri 62,14. (causa lavori che hanno costretto ad un cambiamento di percorso, e all’attesa di ore 2. davanti ad un passaggio a livello), Continua a leggere
788. “Ce l’avete fatta”.
10 GenAvverto, col consueto ritardo, che il blog di Marotta, già chiuso per motivi di diritti, è stato graziato grazie a quella specie di petizione.
Non ho ancòra capìto perché, ma mi sento sollevato.
787. Leggete con attenzione, & firmate.
9 GenTrovo da Palasciano che “La dimora del tempo sospeso”, ossia il blog collettaneo di Francesco Marotta, è stato oscurato, credo d’aver capìto per ragioni di diritti che comunque non conosco nel particolare. Continua a leggere
786. Il basilisco allo specchio. I.
8 GenComincio a copiare qui di sèguito un vecchio brogliaccio, che mi torna tra mano con tutti i margini smangiati, eppertanto con le clausole quasi illeggibili, se non illeggibili in tutto, e che va persino impallidendo nelle cifre più remote dai vivagni, tanto è stato bistrattato. Un brogliaccio che ha una storia piuttosto tormentata, che qui brevemente segue. Il primo spunto furono 10. frasine fornitemi dal Gori per confezionare un racconto del tutto demenziale – non le conservo più e non le posso recuperare, ma non conta. Non conta perché mentre andavo scrivendolo la cosa mi aveva preso la mano, e non avrei più potuto, dopo qualche decina di pagine, inserire nessuna di quelle frasi. Poi il blocchetto (preso dal defunto Vagnino, di quelli blu, da cinquanta centesimi) mi sparì misteriosamente – probabilmente avendolo io seminato da qualche parte, o lasciato scivolare sbadatamente fuori da qualche borsa, o zaino; e la cosa mi scocciò enormemente. Tanto che nel giro di qualche giorno ripresi l’idea coll’animo di rifar tutto daccapo. Ma, per non rendere l’esercizio, giacch’era esasperante per la parte già fatta, anche del tutto inutile per la parte da farsi, e soprattutto per non consentirmi, come dire?, esiti più fiacchi rispetto alla prima entusiastica – per quanto possibile – stesura, quasi costringendomi ad una resa più scintillante, alzando il tiro per quanto riguarda l’aspetto, come si vedrà qui sotto & nei dì a venire, più meccanico della costruzione, che è nella sintassi. Sicché i paragrafi in cui l’operina, al momento incompiuta (ma vedremo), si divide sono in questa seconda facitura lunghi il doppio o il triplo di quanto fossero nella prima. Avverta il cortese Lettore che questi primi paragrafi, e questo primissimo più di tutti gli altri immediatamente seguenti, è assai cauto, quasi l’autore in esso stesse mettendo primamente alla prova il suo nuovo strumento; che dovrà, anche per le successive e men malsicure pagine, lento giudicare, lentissimo elogiare, pressoché immobile condannare; che legga, via via, tutto quanto andrò sottoponendogli non tumultuariamente; che il titolo (coll’impresa da cui trae ispirazione) è del tutto surretizio, salvo non mi venga fatto di trovar modo d’inserir nella trama – ma con quel che già c’è non è poi così inverosimile – almeno un basilisco ed uno specchio; & mi viva felice. Continua a leggere
785. Adunque.
21 DicQualcuno, probabilmente di autogenerato, si è impossessato della mia pass di hotmail.com, e pare che abbia cominciato ad inviare spam a destra & sinistra. Per lunghi anni non ho più cambiato la password, e questo è il destino cui si va incontro se non la si cambia sovente. Per rendermi inconfondibile avevo anche dato il mio numero di telefono, solo che nel frattempo ho cambiato numero un pajo di volte – per lungo tempo nemmeno ce l’ho avuto, un telefono – e adesso l’opzione risulta impraticabile. Ragion per cui mi trovo ad essere prevenuto nell’idea che avevo già da un due o tre settimane, vale a dire di lasciar morire l’account di hotmail, ormai troppo pieno di posta inutile e macchinoso da usare, nonché noto a troppa gente da cui non voglio essere raggiunto o di cui non mi frega più niente. Come qualcuno avrà notato, ho provato a rifarmi un accùnt hotmail, ma non c’è stato verso, o perché l’IP era diventato sospetto o per altri motivi che non so e non posso sapere, sicché ho scelto di farmi un indirizzo, anche solo temporaneo, da un’altra parte. Datosi che tra jeri ed oggi sono diventato paranoico, quest’ultimo indirizzo qui sopra non voglio metterlo, ché non si sa mai. alcor, azu e altri sono stati avvertiti, altri indirizzi interessanti conto di recuperarli via via, ma non riesco a far nulla con la Russo, della quale non posso ricordare a mente l’indirizzo mail e di cui non trovo traccia su facebook. E che però ha il mio numero di telefono. Se passa e legge, e capisce, e non le dispiace, m’invii, prego, un sms con il suo indirizzo mail, cosicché possa tornare a scriverle e possa farle sapere che fine ha fatto il suo povero libro.
Abbraccj sparsi.
d.
784. Lasciamo perdere.
20 DicHo creato due accùnt da jeri, ma tutte le volte che esco e cerco di rientrare non me li riconosce, dice che non esistono. Vedo che cosa posso fare per rimediare la situazione, ma sono pessimista.
783. NO!!!
20 DicNon scrivetemi nemmeno lì: non funziona. Ossia, non mi riconosce la pass.
Mi sono fatto un altro accùnt, posticcio, o semitemporaneo, vediamo se serve: GiovanBattistaMarino@hotmail.com.
Quei quattro-cinque contatti veramente significatìvi che mi ritrovo sono pregati di scrivermi, o ri-scrivermi, lì, perché non ricordo esattamente gl’indirizzi mail, e non posso altrimenti contattarli. In specie Giuditta Russo, con cui la comunicazione s’è così rapidamente interrotta.
Abbraccj,
d.
782. grongo1622@hotmail.com.
19 DicHo l’account hotmail bloccato, e a quel che vedo per forum non c’è assolutamente niente da fare (ma la polizia postale può fare qualcosa? In giro non se ne parla). Se qualcuno mi ha scritto, per favore ci rifaccia a grongo1622@hotmail.com.
781. Che cosa vuol dire?
19 DicPer aiutarti a ripristinare l’accesso a melchiorregioja@hotmail.com, dobbiamo verificare che l’indirizzo sia tuo.
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Questa specie di schermata è quello che mi compare quando cerco di usare melchiorregioja@hotmail.com .
Che cosa vuol dire? [E’ solo una cautela o veramente qualcuno è entrato nell’account? E chi?]
777. Nuovo tèma.
14 LugQuesto tèma è una grandissima pacchianata, ne convengo, ma è proprio per questo che mi piace. Sono rimasto lungamente indeciso tra quello dello Sgargabonzi (che però è più adatto ai suoi contenuti) e un altro simile, sempre foglio-di-carta ma più sparato nei titoli, ma mi sbatteva tuttosommato troppo, e così ho deciso di passare direttamente al kitsch più sfrenato. Spero solo che la grafica non sia troppo stressante per chi passa a lèggere, ma ad occhio & croce non mi pare. Se qualcuno passa a lèggere, beninteso, ma per giorni e giorni (almeno una settimana, suvvia) non sarò praticamente reperibile, qui sopra, almeno non più di quanto sia stato negli ultimi mesi. Inoltre, parendomi veramente magico il n° 777, penso di rubricare sotto lo stesso, aggiornando via via, le cose agghiaccianti di cui vi farò cadò, a mo’ di sunto, nei prossimi tempi. Purtroppo anche l’idea di tenère un diario-diario in rete è miserandamente saltata, e ne sono molto pentito, sicché farò atto di contrizione e mi costringerò ad un lungo post riparatorio. Dopo [come dissi] che il mio tentativo di finire sul Guinness dei Primati sarà arrivato felicemente in porto. (Tomasi di Lampedusa a proposito di Dickens scriveva che le crisi di uno scrittore dipendono dal tentativo ovviamente fallimentare di sottrarsi al meccanicismo degli eventi).
775. Spinoza.
20 GiuMentre tentavo di decidermi a capire che cosa volessi dalla scrittura (il tutto, ovviamente – ma si sarà capìto, finalmente? – senz’ancòra aver deciso di, o se, essere, in tutto e per tutto, uno scrittore), m’è venuto il quasi inspiegabile desiderio di lèggere qualcosa di Spinoza – non un qualcosa qualunque, ma quella succinta, ideologica, grammatichetta ebraica che scrisse a supporto dei suoi trattàti, compreso il Teologico-politico, dal momento che una deficiente conoscenza della lingua biblica era, come è a tutt’oggi, la causa preponderante di tante incomprensioni, e di tante false c0nclusioni.
774. Blocchi.
27 AprNon è esattamente un nuovo bearwithus, per quanto sotto taluni aspetti si possa considerare tale, &ccome; ma era per dire che, beh, grazie ad un’anima gentile, anzi gentilissima, anzi dippiù, il qui presente scassatissimo ritiene di poter riprendere con la pienissima attività non solo e non tanto blogghica – ma anche, ovviamente, perché no? – ma generalmente scrittoria grazie all’arrivo, che si spera fulmineo, di una macchina atta all’uopo – quello di scrivere e inoltrare testi, ovverossia, e, parallelamente, di far abbandonare al suddetto sottoscritto, in parte, la carta & la penna che tanto intensa compagnia gli hanno fatto in tutto questo periodo.
773. A risentirci (la settimana prossima, se non mi sbattono fuori prima)*.
7 Apr1. Per certi versi è un sollievo tornare su un blog quasi dismesso, dopo tanti mesi, e vedere che, nonostante la fisiologica, microscopica impennata dopo gli ultimissimi post, esso rimane tutto sommato un luogo semidisabitato: i ratings, pochi ed equilibrati (?), cioè piuttosto monotoni, rendono conto, come il grafico delle visite, di capatine semioccasionali di affezionati lettori, pochi ma scelti: vuol dire che si sono levati di mezzo polemisti d’accatto, troll offesi, visitatori inspiegabilmente assidui (nonostante non ci fosse assolutamente nulla in comune tra la mia scrittura e la loro, senza deminutio né per la loro né per la mia scrittura), rompipalle attirati da qualche argomento trattato occasionalmente, nonché da schiappino, & altra compagnia extravagante [per un lungo periodo, per motivi che non mi spiegherò mai, questa compagnia era diventata prevalente (su altre & più consone forme di compagnia)].
772. Sei proprio una stronza.
3 AprPer trovare nomi femminili quadrisillabi per un certo mio progettìno mi sono valso de I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, 2 voll. di Alda Rossebastiano ed Elena Papa, ambe dell’Università di Torino, UTET, Torino 2005. Pubblicazione per i miei scopi comunque utile, ma devo dire che durante la lettura, peraltro assai selettiva, m’è caduto lo sguardo su diverse cose perplettenti, di cui ho preso in alcuni casi nota (sicuramente i casi altrettanto, e anche più, dubbj saranno cinquanta volte tanti, ma non vado a cercarli):
771. 29 & 30 III.
30 Mar1. Devo premettere che non sento, stranamente, nessuna mancanza del diario – inteso come compilazione quotidiana, non ho praticamente fallito un giorno dal 1993, benché poi quasi nulla di tutta quella carta sia rimasto, fisicamente, con me (ciò che vuol dire che è finito distrutto, macinato, disperso, macerato, riciclato, fatto strame) – , ma sento di dover tener fede a quello che m’ero ripromesso, ossia di tenerlo direttamente in rete [un blog non serve a questo, essenzialmente?]: ciò che faccio più a cuor leggero adesso che mi sono accordato con la Fondazione Spallanzani per fornire il mio contributo manoscritto, e non più dattiloscritto dal momento che il file che andavo faticosamente, un pezzetto per volta, completando – sono molto molto lontano dalla completezza, per la verità – e che salvavo tutte le volte come allegato d’una bozza adesso non si riesce nemmeno più ad aprire – esce un messaggio d’errore, l’applicazione è chiusa d’ufficio, e io rimango lì, come uno stronzonaccio, davanti alla schermata della posta elettronica, con tutti quei messaggj di gente che non conosco, di facebook, e di quel social network da cui di tanto in tanto mi arrivano notizie di altri perfetti sconosciuti che vorrebbero entrare nel novero delle relazioni professionali di Elmireno Seminacoccole (ma si potrà, perdiana?).
769. Fumetti & batterj.
25 FebQualcuno ha portato, in un momento non precisabile della settimana scorsa, uno scatolo di fumetti, tra cui parecchj originali, tra cui parecchj Bonelli, e parecchj altri che non erano Bonelli ma tarocchi. Tra questi, una serie di Martin Hel, che nonostante non siano paragonabili per accuratezza e solidità di trame ai Bonelli, non sono spregevole cosa; anche perché sono tarocchi Bonelli, e l’esempio è, si vede, valido. Ma l’inferiorità rispetto ad esso modello è sensibile. Meno sensibile, invece, nel caso di un Gordon Link, in particolare nel caso dell’unico numero di codesta serie compreso nel pacco – l’unico numero di codesta serie compreso nel numero dei numeri che ho tirato fuori dallo scatolo e che mi sono portato via -, vale a dire il n° 18, dal titolo La donna eterna, che era lo stesso titolo che soleva darsi alle vecchie edizioni di She di Haggard, padre putativo di tante creazioni fumettistiche, con addentellati interessanti anche allo scollacciato.
767. Diario.
4 FebIo avevo un’abitudine: quella di tenère un diario, inteso come un pacchetto di foglj da imbrattare, o parte imbrattati e parte ancòra da imbrattare, che normalmente si accumulano ad altri foglj, volanti od uniti in quaderni, o pinzati, o vattelappesca. Tralasciando il diario che tenni finché ebbi una casa [1], che è perduto, e quello dei primi anni passati a Torino, che è perduto, qualche giorno fa, avendo dovuto cercare una cosa nello zaino, ho estratto un sacchetto dov’erano stati cacciati alla rinfusa diversi stracciumi, che coincidevano grosso modo con tutto quello che avevo scritto nel 2007, anno non produttivo, compreso anche il diario, che rende conto di quei giorni che trascorsi in una squallida casa di Grugliasco, che è un posto squallido in provincia di questa città [2]. Una sera mi sono dimenticato il sacchetto, tout court, in biblioteca; la sera dopo mi sono dimenticato di rimettere il sacchetto nello zaino, che è una cosa leggermente diversa ma che ha avuto un risultato identico: il sacchetto è rimasto lì. E la mattina dopo, probabilmente per averlo veduto già due giorni di sèguito, i pulitori – ex straccioni, tossici e galeotti della coop. Frassati – hanno pensato di buttar via tutto.
Non ho motivi particolari per rimpiangere il diario del 2007 [3], e nemmeno quello che è successo nel 2007, ma mi sembra veramente di star lavorando per il cassonetto, esclusivamente o quasi. Prima o dopo tutto finisce, ci mancherebbe, ma agire troppo in anticipo sul giorno del giudizio mi sembra malsano. E poi è un po’ una stronzata scrivere a mano e non sapere dove ficcare la carta [4]. Sicché mi sa che butto via tutto e il diario lo tengo qui sopra. Salvo che i computer non si sfascino completamente [5], nel qual caso non lo terrò né lì né qui.
[1] Dal 1993 all’autunno 2004.
[2] Ci ero finito perché dovevo scrivere un libro (!).
[3] Ne avevo appena riletto qualche estratto, ed era pieno di notazioni senza interesse, relative alla spesa che avevo fatto, magari, quel giorno, piuttosto che alle condizioni atmosferiche, piuttosto che a qualche piccolo fastidio, tra altri e ben maggiori, e poi una serie di esortazioni come “Dovrei pensare a”, “Dovrei fare”, “E’ giunto il momento di”, naturalmente tutto rimasto senza sèguito. Non riuscivo a concentrarmi, semplicemente perché stavo saltando un passaggio intermedio, e non avrei mai dovuto pensare che fosse possibile farlo.
[4] A causa di una serie di circostanze mi devo portare gran parte delle cose dietro; dovrei fare una cernita, ma come si fa? E in ogni caso questo mi obbliga a pensare al post riassuntivo degli eventi degli ultimi mesi, che varrà la pena riesaminare (anche, appunto, per fare in modo che quelle carte non siano perdute per sempre).
[5] Funzionano molto male.
766. Immortalato!
2 Feb
Prima mi premeva raccontare un sogno di due notti fa, che si ricollega a quello della notte scorsa per motivi che parranno ovvj. Mi ricordo specialmente l’ultima parte del sogno. Disponevo di una camera da letto fatta grosso modo come quella a cui ero abituato, identica per quanto riguarda la bassa libreria a quattro comparti, a destra del letto – una sorta di comodino, se si vuole, ma lungo quanto il letto. Quello che mi occorreva fare in quel momento era risolvere una questione molto importante, ossia rivoluzionare concettualmente la disposizione dei libri. Il criterio che aveva dominato fino a quel momento, per quanto riguardava la scelta, si doveva alla presunta esigenza di avere letture leggère a disposizione nell’ora o due precedenti il sonno; e dunque soprattutto la scansia immediatamente a destra del guanciale era un coacervo di letture di scarso impegno, o stupide. Continua a leggere
765. Mia cosa vecchia.
23 MagFrancesco Marotta, sul suo sito, ha voluto gentilmente postare una mia cosa vecchia, di due anni fa. Ne ha riprodotto in chiaro le prime 12 stanze, e il testo, suppongo integrale, in pdf; adesso costituisce uno dei Quaderni di Rebstein. Così ho potuto rileggere un pajo di versi, e li ho trovati incomprensibili e poco interessanti: tutto quello che scrivo mi dà l’impressione d’invecchiare e morire con una rapidità eccezionale. Voglio anche, ringraziando sentitamente Marotta, indicare che l’epigrafe dallo Stigliani è più propriamente la firma digitale della mia mail, il componimento di fatto nacque anepigrafo e nella sua crepuscolarità scontrosa non mi pare concreti alcunché di particolarmente maraviglioso. [Tra i commenti se ne segnala uno della fedele Natàlia Castaldi, che ha l’impressione che un settenario abbia sei piedi. Non ho risposto lì e non risponderò nemmeno qui: non so se ricapiterà mai, dubito, ma dovessero riproporsi questioni del genere, non ritengo doverne discutere, anche perché hanno che fare con un’errata percezione e del testo e di me su un piano generale, e non possono portare a nessuna miglior comprensione fattiva].
764. …
18 AprE’ parecchio che non posto sul blog; questo dipende esclusivamente da motivi tecnici. Mi mancava, fino a poco fa, un buon computer, e avevo avversione ad usare i terminali della biblioteca perché fanno schifo, come la biblioteca in genere, comprese le due ultime assunte, che ovviamente hanno la faccia da ninfomani. Ultimamente ho provato a correggere un passo di un vecchio post, su cui ero capitato per caso, e ho scoperto che non sono fanno schifo, ma, cosa ancor peggiore, non permettono più di postare nulla. Si vede che per azionare il tastino “pubblica” ci vuole un programmìno che i catorcj della biblioteca di merda non prevedono.
La navigazione è poi, anche quando possibile, disturbata da una serie di problemi, dovuti a finestrine popup che chiedono se eseguire il debug, e possono comparire anche a quindici una appresso all’altra, ed a finestre di opera che si aprono automaticamente, come file scaricantisi per default.
Nulla di cui possa capire nulla, se non che i computer sono troppo obsoleti per occorrere ancòra a qualcosa. Tutte le soluzioni alternative mi sembrano troppo macchinose, e non penso proprio di riuscire a saltabeccare da una biblioteca all’altra per postare qualcosa sul blog – non ne vedo una gran necessità, francamente. Non è nemmeno la cosa peggiore che mi potesse capitare. Continua a leggere
763. L’oiseau que tu croyais surprendre.
26 Genhttp://www.youtube.com/watch?v=u9ejrQMsJ2Y
Quando lord Harewood le chiese come avesse affrontato il personaggio di Carmen – solo per una registrazione in studio, EMI, 1964 –, la Callas disse che secondo lei Carmen si avvicina agli uomini più al modo di un uomo che si avvicina ad una donna che al modo di una donna che cerca di sedurre un uomo. Esistono due documenti video, entrambi del ’62, che possono considerarsi preparazioni all’incisione: uno si riferisce ad un recital al Covent Garden, dove la Callas è in abito ottocentesco e fornisce di Carmen un’idea salottiera e giocosa, tipicamente da concerto e lontana da questa concezione; l’altro, che si riferisce ad un recital di Amburgo, in cui la Callas esibisce una gestualità ‘maschile’ del tutto in linea con la sua idea del personaggio. Il contrasto tra le due interpretazioni è interessante: viene spontaneo vederci un’evoluzione, inferendo automaticamente che il recital del Covent Garden venga prima, e poi quello di Amburgo. Invece è vero il contrario: il concerto di Amburgo è del 16 marzo, quello del Covent Garden (un concerto televisivo durante il quale si esibirono anche Giuseppe Di Stefano e Juliette Gréco) del 4 novembre. È che la Callas, semplicemente, sapeva contestualizzare l’interpretazione. Ad Amburgo era sola; una parte importante del non lungo concerto era occupata da una specie di ‘suite cantata’ di Carmen, che pare preludere all’integrale di due anni dopo, comprendente anche l’ouverture (malissimo eseguita da Prêtre, che in disco è tutt’altra cosa), e la Seguidilla. Al Covent Garden era uno tra i tanti elementi in gioco, in un contesto ‘leggero’. Continua a leggere
762. Vaffanculo te e mammà.
18 Gen761. Mailer.
2 Gen
Miriana Ajello, un’amica di fb, mi ha regalato questa bellissima caricatura di Norman Mailer, che ho sùbito caricato come avatar, trovandola molto adatta a me – non che mi somiglj, se non in spiritu. Io amo molto Norman Mailer (1923-2007), che avrei dovuto lèggere prima. Mailer partiva da una condizione d’inferiorità fisica, e credeva nella continua sfida fisica e intellettuale: col Nudo e il morto (1947), in cui dà conto della sua esperienza durante la II Guerra mondiale, fece un grande successo; poi, ad ogni libro, tentò di rifare il botto, ma non per esigenze di mera cassetta. Scrisse libri molto lunghi, tutti il risultato di una sorda lotta con fenomeni grandi e grossi: la cinematografia hollywoodiana, l’allunaggio, l’omicidio di JFK, il mito di Marilyn, la CIA &c. Era freudiano, reichiano e anarco-comunista. Nel 1970 si portò candidato a sindaco di New York, senza successo. Dieci anni prima, nel 1960, aveva accoltellato la moglie, Adele Morales, con un temperino, dopo un party, quasi uccidendola. La moglie non aveva voluto denunciarlo, e lui se l’era cavata con una sentenza ch’era in sostanza un non luogo a procedere. Ma da allora ebbe fama di maschilista odiatore delle donne, e di debole insicuro. Di qui anche l’interessante documento sottoriportato; del dialogo non ho capìto più del 60%, cioè non più dello strettissimo necessario per non dire “Non ci ho capìto un cazzo”, e in sunto ne do conto sotto, pensando che altri siano messi anche peggio di me. Chi invece come inglese è messo meglio è pregato di apportare correzioni ove vi sia errore. Continua a leggere
760. Augurio di Capo d’Anno.
1 GenAugurio di Capo d’Anno
Ad un Amico.
C.S.
LE PIÙ GRAVI CATASTROFI FUGGANO DAL TUO TETTO; SOLO TE, E OVUNQUE, SEGUANO I POPOLI DEL MONDO; RESTINO, E MAI TI LASCÎNO LA GIOJA ED IL DILETTO; I TUOI NEMICI PERFIDI PER TE SIAN TRATTI A FONDO. *** DAI MORBI PIÙ TEMIBILI SERBA ILLIBATO IL LETTO; CHI T’ODIA SIA IMPASSIBILE DI GERME NON IMMONDO; SEMPRE UN SERTO ONORIFICO FREGÎ IL TUO CAPO ELETTO, FREGÎ CHI TI PERSÈGUITA DI CORNA IL VILE PONDO. *** TUOI NEMICI TRAVOLGANO MAROSI DI DOLORE; D’ORO E GEMME PIÙ OCEANI VERSI SU TE LA SORTE, CON MOTO INARRESTABILE, SEMPRE D’UN SOL TENORE; *** LE SVENTURE TI TROVINO SEMPRE E DOVUNQUE FORTE; QUALUNQUE GENTE T’OSPITI BUSSI A TE, A FARTI ONORE; SICCHE’ ABBIA LUNGI A VOLGERE LA MANO DELLA MORTE.
794. Marchisio & Giovinco.
17 GenPremetto che io di calcio non capisco una mazza. Di Marchisio ogni tanto sento parlare da qualche juventino – d’altronde, sono a Torino – , e un collega veterano, un po’ specializzato in vip, mi ha detto tempo fa che al Principi di Piemonte tentò di di sfilargli qualche euro. Al che Marchisio gli avrebbe risposto: “Ti giwro che in tasca non ho nwlla”, con quella mimica molto piemontese che hanno i piemontesi quando non vogliono sganciare, toccandosi le tasche davanti della giacca formale e aprendo le mani in un gesto definitivo. Continua a leggere →